Una delle ormai rare zone umide dei Colli Euganei

Biotopo di San Daniele

Il biotopo di San Daniele è facilmente raggiungibile in bicicletta percorrendo il tratto dell'anello ciclabile dei Colli Euganei che collega Montegrotto Terme con il territorio del comune di Torreglia, sul cui confine settentrionale si trova il lago.

Il sito è accessibile anche dalla Strada Provinciale 43, nei pressi dell'incrocio con via Monte Solone dove si imbocca il viale di ingresso carrabile. Il luogo è localmente conosciuto come “Lago Verde” per la presenza della famosa pesca sportiva. In realtà non si tratta di un unico specchio d'acqua, ma di una serie di invasi artificiali che sono stati creati in seguito all'escavazione dell'argilla che veniva utilizzata nelle vicine fornaci di Monteortone (ora non più esistenti) per la produzione di mattoni e tegole.

I vari bacini del biotopo di San Daniele, oltre ad avere diverse profondità, hanno anche diversi gradi di naturalizzazione: quelli abbandonati da più tempo presentano un maggior numero di specie sia erbacee che arboree all'interno del bacino e sulle sponde; quelli ancora utilizzati per la pesca sportiva vengono invece scavati periodicamente e tenuti sfalciati sulle rive, quindi presentano una minore varietà vegetazionale.

La zona con grado di naturalizzazione più elevata si trova nella parte interna del biotopo, mentre le prime due vasche che si incontrano sono quelle abibite alla pesca sportiva. Percorrendo il sentiero che costeggia e collega i vari bacini, si osserva la ricostruzione dell'ambiente di foresta alluvionale residua ad ontano nero (Alnus glutinosa L.), che contiene alcuni esemplari di salice rosso (Salix purpurea L.) piuttosto raro nell'area euganea e di frangola (Frangula alnus L.). 

Per facilitare il percorso lungo le rive nel biotopo di San Daniele sono state installate delle passerelle di legno pensili, che consentono di passeggiare a pelo dell'acqua e al di sopra delle aree maggiormente paludose, permettendo di osservare da vicino la vegetazione e la fauna presente nel sito. Oltre a specie floristiche rare, il biotopo ospita anche una grande diversità faunistica: pesci (tra cui primeggia la carpa, Cyprinus carpio), anfibi e rettili (tra cui la testuggine europea Emys orbicularis L., che in molti altri siti è estinta a causa della presenza di specie alloctone più aggessive), uccelli acquatici come la garzetta (Egretta garzetta L.) e l'airone cinerino (Ardea cinerea) e altri uccelli tra cui si segnala il raro pendolino (Remiz pendulinus L.). Ma la specie più interessante che si può rintracciare nell'oasi è un piccolo invertebrato introvabile altrove, la forbicina (Bidens cernua L.).

I laghetti e gli stagni sono in parte alimentati dallo Scolo Rialto, il canale che raccoglie le acque sorgive provenienti dai versanti settentrionali dei colli Euganei, e dalle acque termali provenienti da Abano e Montegrotto. In passato tutta l'area era soggetta alle frequenti esondazioni del canale Rialto, mentre oggi i vari interventi di regolamentazione delle acque limitano di molto questi fenomeni, anche se non li scongiurano del tutto. Spesso, dopo abbondanti piogge, i fossati sono colmi e i bordi dei campi si coprono di un velo d'acqua, consentendo la sopravvivenza di molte piante igrofile, alcune delle quali in via di rarefazione nell'intera pianura Padana.

Il pericolo maggiore per la sopravvivenza dell'area umida del biotopo di San Daniele è oggi rappresentato dall'inquinamento, dall'avanzare della cementificazione e dall'utilizzo di pratiche agricole invasive. Negli ultimi anni si sono fatti molti sforzi per tutelare il delicato equilibrio del biotopo, che in parte è di proprietà privata; l'auspicio è che possa conservare le sue peculiarità di zona umida come è sempre stato il territorio pedecollinare fin dai tempi più remoti.