Luogo della Targa: "Villa Gussoni Verson"

Giuseppe Barbieri

Sorge la piccola Villa sul dosso erboso d’un Colle fruttifero, ventilato da purissime aure, e sotto a benignissima guardatura di cielo: ché, nato appena, la vien salutando co’ primi raggi il sole, e tutta intorno la veste con la sua luce. E così bella  invero è la mostra, che fa di sé questa cara Villetta, che uscendo voi di Padova, e prendendo la via Romana, ve la mirate risorgere in faccia, e biancheggiare dall’alto lieta e ridente. Le vedute poi che di là si presentano all’occhio, oh! le vedute sono cosa teatrale. Conciossiaché l’ameno e l’orrido, il coltivato e l’agreste, il chiuso e l’aperto, il vicino e il lontano, l’aggruppato e il disteso, la città e la campagna, il cielo infine e la terra, vi offrono al tempo stesso contrasti, riposi, armonie, da non potersi al tutto descrivere. Né piccolo pregio è quell’altro, che in luogo elevato e montuoso, com’è Torreglia, possiate usare comodamente di strade rotatili, e insinuarvi per entro alle falde ombrose di que’ monticelli, cangiando scena, che men vi attendete, ad ogni mover di passo. E dirò inoltre che ci abbiamo a dovizia e seni riposti, e sentieruzzi romiti, e cantoni di vario gusto, dove più gai, dove più malinconici, e linee serpeggianti da farne sazio l’Hogarth medesimo, e tutto che può soddisfare le brame d’un Paesista, d’un Jappelli. 

Giuseppe Barbieri
da Veglie Tauriliane - 1821
Giuseppe Barbieri
Giuseppe Barbieri
Giuseppe Barbieri, nato a Bassano del Grappa il 26 dicembre 1774 e deceduto a Torreglia il 10 novembre 1852, fu uno scrittore e poeta italiano. Dopo gli studi letterari a Treviso e quelli di teologia e giurisprudenza a Padova, entrò nell'abbazia di Praglia nel 1795 come insegnante di retorica. Nel 1808, lasciò l'abbazia e si dice che abbia condiviso con suo nipote Luigi Barbieri ricette per la produzione di liquori benedettini, dando origine alla ditta Fratelli Barbieri. Nello stesso anno, assunse la cattedra di filologia greca e latina all'Università di Padova.

Barbieri si dedicò all'oratoria sacra e raccontò le sue prime esperienze in questo campo nel suo scritto biografico "Intorno ai miei studi". Tra le sue opere, si ricorda il poemetto "I Colli Euganei" e il racconto in versi delle avventure di Serenella, imprigionata nel castello di Pendice.

Trascorse gli ultimi anni a Torreglia, dove si dedicò al giardinaggio e al contatto con la gente del luogo. Qui scrisse le "Veglie tauriliane", un'ode alla tranquilla solitudine dei Colli Euganei.